sabato 22 gennaio 2011

un milione di firme e poi???...

Un piccolo primato per la consultazione popolare contro la privatizzazione dei servizi idrici: 1 milione e 400 mila firme sono state infatti consegnate alla Corte di Cassazione per il referendum "L’acqua bene comune" che mira ad abrogare la legge sull'affidamento dei servizi idrici a società private.
Tanti i traguardi regionali raggiunti: in Calabria sono state raccolte 41 mila firme di cui quasi 20000 solo nella provincia di Cosenza e anche il Piemonte ha raggiunto un buon risultato, con quasi 100.000 firme depositate. “Nessun referendum nella storia repubblicana ha mai raccolto tante firme” precisa il comunicato del comitato promotore dell'iniziativa referendaria, che oggi ha organizzato un incontro a Piazza Navona a Roma per festeggiare la consegna delle firme.
LA RELAZIONE DELLA CASSAZIONE
La raccolta firme per la ripubblicizzazione dell'acqua, partita tre mesi fa, il fine settimana del 24 e 25 aprile, ha visto impegnati su tutto il territorio italiano migliaia di volontari che hanno organizzato manifestazioni e dibattiti sull'acqua bene comune dell'umanità. E il comitato si pone già un obiettivo ancora più ambizioso: raggiungere quota 25 milioni di “sì” entro la prossima primavera, quando si terrà il referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici. Le firme secondo la Corte di Cassazione superano abbondantemente la soglia di 500mila valide, quota raggiunta dopo soli 25 giorni di raccolta.
I QUESITI DEL REFERENDUM
Tre i quesiti previsti dall’iniziativa referendaria, di cui il più importante è il primo che chiede di abolire la possibilità di dare la gestione dei servizi idrici a privati attraverso gara o a società a capitale misto, ossia con almeno il 40% privato, scelto attraverso gara, mediante affidamento diretto. Fermare la privatizzazione dell’acqua, aprire la strada della ripubblicizzazione ed eliminare i profitti dal bene comune acqua, i tre quesiti referendari depositati presso la Corte di Cassazione di Roma dal Forum italiano per i movimenti per l’acqua insieme a moltissime associazioni, contro il decreto Ronchi “che prevede la cessazione delle società pubbliche per la gestione del servizio idrico entro la fine del 2011 e la diminuzione della quota di partecipazione pubblica, che passerà dall'attuale 51% al 30% entro il 2015”.
LE GARANZIE DEL GOVERNO E LA REPLICA
Nonostante lo Stato abbia garantito che la proprietà dell’acqua resterà pubblica, il comitato promotore ha chiesto oggi una moratoria che rimandi gli affidamenti dei servizi idrici fino alla data di svolgimento del referendum. Il referendum sull'acqua è “uno strumento importante per fare pressioni sulla politica e sul Parlamento e cambiare gli errori della pessima legge proposta al governo Berlusconi'' sostiene il responsabile green economy del Pd, Ermete Realacci. “Un buon risultato”, continua Realacci, che rappresenta “una notevole leva” per cambiare la legge.

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